martedì 29 luglio 2014

Maltempo a Caltrano: immagini e video (29 luglio 2014)

di Jenny Bassa

Foto e video da Caltrano (Vicenza), dove stamattina, lungo una via residenziale, si è riversato un fiume di acqua, fango e sassi, dopo una notte intera di pioggia abbondante.

Link al video (YouTube)


via Braglio

via san Lorenzo

Acqua, fango e sassi tra le villette: scene da maltempo

di Jenny Bassa

Foto e video da Caltrano (Vicenza), dove stamattina, lungo una via residenziale, si è riversato un fiume di acqua, fango e sassi, dopo una notte intera di pioggia abbondante.

Album fotografico

Video (YouTube)

Già da lontano si sente il fragore. Par proprio quello di un fiume, impetuoso. Ma è impossibile: qui non ci sono fiumi né torrenti. Poi però vediamo alcune persone, ferme in mezzo alla strada, mentre guardano davanti a loro. Capiamo che la via è chiusa: nel rettilineo che corre in discesa davanti a noi distinguiamo infatti alcuni mezzi della protezione civile, i quali, muovendosi lenti verso di noi, sollevano due alte ali d'acqua marrone. Ok, ora è chiaro: la strada è allagata.
Nel frattempo siamo arrivati al crocchio di persone. Stanno guadando alla loro sinistra: a monte, in via Braglio, sta scendendo un fiume d'acqua incanalato tra i muretti di recinzione delle abitazioni che si affacciano sulla strada asfaltata. E' acqua mista a fango, che corre giù velocissima, di qui il fragore che sentivamo.
Due ruspe stanno spostando i detriti portati a valle dal torrente. Anzi, li stanno accumulando proprio dalla nostra parte per creare un alto argine in grado di deviare la corrente dalle case poste ad un livello più basso.
Copertoni di tutte le misure, ruote di giocattoli e tricicli, fustini, taniche e ferri arrugginiti, sacchetti di plastica… Le benne sollevano quintalate di sassi e rifiuti di ogni genere. 

lunedì 28 luglio 2014

giovedì 17 luglio 2014

La pazza e i pecoroni

di Jenny Bassa


Lo spazio tra il palco e la platea, l'altra sera, era tutto suo. Se l'è preso, d'impeto, arrivando come un tornado che non t'aspetti. Saltava, cantava, ballava in vortici indemoniati. Sì, sembrava posseduta. Dalla musica di una cover band chiamata a intrattenere il pubblico di una sagra paesana.

Corpulenta, sulla quarantina, capelli mossi, ribelli pure loro, si lasciava condurre tarantolata nient'altro che dalla musica, al punto da togliersi le zeppe pur di ballare, sull'asfalto, a piedi nudi, libera come il vento, incurante di noi che la stavamo a guardare tra l'incuriosito e il divertito; i più, di certo, etichettandola per una pazza scatenata.

Fasciata in un abitino fantasia al ginocchio, non era poi affatto goffa. Anzi, sprizzava energia e gioia da tutti i pori, addirittura più di tutti quei bambini messi assieme che hanno interrotto le loro scorribande ai bordi della platea, per lasciarsi ipnotizzare da quel ciclone assatanato.

lunedì 7 luglio 2014

Un pozzo di storie invisibili racchiuse tra due date: il cimitero

di Jenny Bassa

Non è poi tanto male frequentare il cimitero. Con somma sorpresa, ho scoperto che potrei passarci delle ore, io, tra le tombe. Soprattutto se nei dintorni non c'è nessuno. Anzi, chissà cos'avranno pensato quelle due uniche donne incrociate ieri, all'ora di pranzo di una domenica estiva minacciata dalla pioggia, quando mi hanno visto indugiare davanti a svariate lapidi, a volte zigzagando tra una e l'altra per vedere meglio le foto o le scritte semi nascoste da vasi, fiori, tempietti, colonnine e statue.

Negli ultimi dieci giorni sono stata al cimitero più volte che in tutto il resto della mia vita, a causa della dipartita di mia nonna. E' probabile - ne sono consapevole - che lei, o il suo spirito, non mi veda e non mi senta, e infatti a volte mi chiedo che senso abbia recarsi lì. Del resto, la foto - bellissima, di lei sorridente - a casa ce l'ho e la vedo ogni mattina e ogni volta che scelgo o depongo gli orecchini. A pensarla, poi, non serve certo che mi sforzi: il suo ricordo mi assale spesso, soprattutto quando sono sola, magari in bus, tornando dal lavoro, mentre guardo lontano, fuori dal finestrino.
Allora, mi chiedo, a che serve raccogliersi davanti ad una lapide? Qualche metro sotto, certo, c'è la sua salma. Ma non mia nonna, che per me se n'è andata ancora in ospedale, e ben due giorni prima che il suo debole cuore cessasse di battere per sempre, lasciando sul letto nient'altro che un simulacro: è stato quello infatti il giorno più doloroso per me, quello in cui non mangiava e non beveva più, non mi stringeva più la mano e gli occhi restavano chiusi.