sabato 23 agosto 2014

MATERA, il magnetismo di una città antica aggrappata a un burrone

Da "vergogna nazionale" a patrimonio Unesco, i Sassi colpiscono il visitatore per la singolare bellezza

di Jenny Bassa

Può una città definirsi magnetica? Dopo aver visitato Matera, direi di sì. Addirittura io potrei dire di esserne stregata: il desiderio di andarci era talmente forte che una notte me la sognai pure (un sogno tormentato, a dire il vero) e appena me la sono lasciata alle spalle, una decina di giorni fa, ho sentito - e sento tuttora - la necessità di tornarci il prima possibile, nonostante i 900 chilometri di distanza. 

Matera, tuttavia, con i suoi antichi rioni, il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso, non può essere definita bella nel senso classico del termine. Non è sontuosa come Vicenza o Lecce, né pittoresca come Siena o Amalfi. Matera è di quella bellezza un po' sghemba, di quel fascino sinistro quasi, che la fa somigliare ad una bella ragazza con un accentuato strabismo di Venere. Una bellezza imperfetta, quindi, ma non comune, che lascia il segno. 

Sono sensazioni, del resto, che riflettono la paradossale storia della "città sotterranea" della Lucania. Da "vergogna nazionale" nel secondo dopoguerra italiano, Matera è infatti passata, nel 1993, all'iscrizione nella lista del patrimonio mondiale Unesco (primo sito dell'Italia meridionale). Dalle abitazioni trogloditiche, in cui le famiglie, a metà del secolo scorso, dividevano gli spazi con muli e pecore, la città è ora candidata al titolo di capitale europea della cultura per il 2019.
In poco più di 60 anni, quindi, la città dei Sassi ha prima toccato il fondo di una storia ultramillenaria e poi ha via via risalito la china, ha compreso il proprio altissimo potenziale e si sta ora riscattando in chiave turistico-culturale.

Il mio primo impatto con la città vecchia è stato folgorante. Dopo aver attraversato in auto la parte più moderna di Matera, su un pianoro, ho raggiunto a piedi piazza Vittorio Veneto, dove, quasi per caso, mi sono affacciata al belvedere. Da non credere. Senza soluzione di continuità, complice il dirupo che rivestono, hanno invaso il mio campo visivo porzioni di case (il resto è scavato nella pietra), comignoli, tetti, finestre, porte, scalinate. Come scrisse Carlo Levi a proposito dei Sassi in "Cristo si è fermato a Eboli", nei primi anni Quaranta del secolo scorso, "… in quello stretto spazio fra le facciate e il declivio passano le strade, e sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto". O come riportavano già nel 1500 le cronache a proposito dei contadini, che all'imbrunire usavano accendere dei lumi fuori dalle abitazioni, cosicché a chi guardava i Sassi dall'alto, pareva di vedere un cielo stellato sotto ai propri piedi.

mercoledì 6 agosto 2014

IRLANDA, lungo la Wild Atlantic Way nord-occidentale

Alla scoperta di un angolo poco conosciuto dell'isola di smeraldo, dalle spiagge dei surfisti alle imponenti scogliere di Slieve League e di Achill Island, attraverso curiosi rilievi con "capezzoli" e a forma di incudine 

di Jenny Bassa

Contea Donegal
C'è una parte d'Irlanda per fortuna ancora snobbata dal turismo di massa, che ho avuto la fortuna di visitare nei giorni scorsi. Io stessa probabilmente non ci sarei mai stata, se lì non vi abitassero da poco più di un anno due cugini, di cui uno si è pure sposato di recente con una ragazza del posto.
Mi riferisco alla costa nord-occidentale dell'isola, a cavallo tra le contee di Mayo, Sligo e Donegal.
In Irlanda c'ero già stata sette anni fa, e guarda caso nella stessa costa atlantica, ma a sud: a bordo di un pulmino Wolkswagen, assieme al mio compagno e ad altri sei amici, battei a tappeto il Ring of Kerry, la penisola di Dingle, il Burren e il Connemara, arrivando così subito sotto al punto più a sud visitato in questo secondo viaggio.
E se allora l'Irlanda mi parve meravigliosamente dolce e accogliente nel paesaggio, stavolta l'isola mi ha svelato una faccia molto selvaggia, aspra e drammatica. Complici senz'altro anche le differenti condizioni meteo trovate: nel 2007, cinque giorni di fine aprile di eccezionale bel tempo; quest'anno cinque giorni a cavallo tra luglio e agosto di tempo variabile tendente al brutto, cioè il classico tempo irlandese. Solo che in Irlanda, quando si passa alla modalità "sunny", par di assistere all'accensione delle luci in un presepio, da quanto i colori di colpo passino da un indistinto e monotono grigiore a verdi così brillanti da sfiorare la fosforescenza (di qui la felice definizione di "isola smeralda"). Ad ogni modo, grazie ad ampie schiarite al momento giusto e grazie ad un'auto noleggiata all'aeroporto di Knock, sono riuscita anche stavolta a raggiungere e a godere alcune incantevoli mete naturalistiche a nord e a sud di Sligo, lungo la Ireland's Wild Atlantic Way (video promozionale).