sabato 17 maggio 2014

Il nuovo enigmatico passeggero

di Jenny Bassa

C'è un uomo che viaggia nel mio bus che mi inquieta. Sarà per quel mazzo di chiavi che agita di continuo, compulsivamente. Sarà perché così dà fastidio a un bel po' di passeggeri attorno, ma lui non se n'accorge.
È comparso solo da qualche giorno: i pendolari di lungo corso, in silenzio, si riconoscono tra loro e notano subito una faccia nuova. Avrà 60 anni, ha i capelli brizzolati, corti, dritti e ribelli, la carnagione scura, il viso quadrato, il naso corto... un po' pugile, insomma.
La giacca scura è abbondante sulle spalle e i pantaloni gli si appiccicano alle calze quando cammina, testa bassa e borsello in pelle a tracolla.
Una mattina si è seduto nel posto a fianco al mio e mi ha subito rivolto la parola: "Già al lavoro, eh?", mi dice, facendo cenno con la testa all'ipad acceso sulle mie gambe. "Non proprio, in realtà...", gli rispondo, destandomi per un attimo dal mio usuale torpore mattutino, quasi infastidita, come se mi avesse rotto con un dito la bolla di sapone in cui stavo tanto bene.
"Dev'essere molto utile...", riattacca dopo un istante, continuando a guardare verso lo schermo. "Per un pendolare senz'altro", gli rispondo senza alzare lo sguardo per non dare troppa corda. Da lì non ci parleremo più, ma i suoi occhi più volte guarderanno il mio ipad.

Un'altra mattina ancora, scesi al capolinea, abbiamo camminato vicini per qualche centinaio di metri, verso la stessa direzione: teneva ancora le chiavi in mano, e ancora le faceva tintinnare ossessivamente.
Mi son chiesta più volte chi sia, che lavoro faccia, per quale motivo abbia improvvisamente iniziato a prendere la corriera: si vede che è fuori posto in un mezzo pubblico, nonostante quell'abito scuro che par una divisa da controllore.
Finchè l'altra mattina ho avuto modo di sentirlo parlare al telefono: ce l'avevo giusto dietro al mio sedile.
"… Ho fatto un sacco di rinunce per lei, davvero, ma non me ne pento, le voglio un bene da matti... Ma te l'assicuro: lei è sempre stata bene quando me la portavo appresso, mai un lamento. Ora quando torno a casa me la ritrovo lì, sulla poltrona, come se non si fosse mai mossa tutto il giorno... Appena finisce questo periodo la riporto con me, stanne certo!".
Insomma, ho capito: il tizio, probabilmente uno che usa l'auto per lavoro, deve aver preso una multa salata con ritiro della patente per aver lasciato la cagnetta in macchina, magari sotto il sole.
Altre idee?


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