venerdì 6 novembre 2015

La poppata notturna che non ti aspetti più

Mio figlio ha compiuto 5 mesi ieri, eppure ho tuttora problemi di eccessiva produzione di latte. Come stanotte, quando il solito seno destro (non a caso ribattezzato Enola Gay fin dall'inizio da me e mio marito) era ormai così gonfio e turgido da impedirmi di girarmi nel letto senza provar dolore. Insonne da almeno un'ora, ho quindi preferito alzarmi per provare a risolvere con qualche impacco d’acqua calda. 
Davanti allo specchio, il seno in questione non solo era visibilmente più grosso, ma - come altre volte - presentava addirittura dei grumi sotto pelle, quasi fosse stato riempito di cubetti di ghiaccio.
Erano le 4.30 e dopo la quinta spugnatura calda e alcuni timidi tentativi di spremitura manuale (un’operazione che ho sempre detestato fare) dal capezzolo non usciva ancora niente. E intanto cominciavo a sentirmi infreddolita e debole da svenire. In un attimo ho così deciso di farmi una doccia calda, non prima però di aver mangiato cioccolata e bevuto un bicchiere di latte (appena in tempo: in cucina, per poco non mi accasciavo a terra).
Tuttavia, terminata la doccia, invece che un fiotto, come accaduto altre, più fortunate volte, dal seno sono uscite solo un paio di gocce, nonostante qualche pressione a mano aperta.
Lo sconforto stava per avere il sopravvento, quando mi è parso di sentire sveglio mio figlio. Troppo bello per esser vero, ho pensato. Se così fosse, potrei attaccarlo al seno, ma sarà stata la stanchezza a ingannarmi. In effetti è ormai da tre mesi che tira da sera a mattina senza mangiare. Mi sono comunque infilata la camicia da notte (quanto fastidio sul capezzolo!) e, coi capelli ancora bagnati, mi sono affacciata in cameretta per verificare: lo trovo sveglio e piagnucolante. Bingo! 
Me lo prendo in braccio, facendo attenzione a non sfiorare la bomba che mi ritrovo sul torace, e lo porto sul fasciatoio per cambiargli il pannolino. E' ancora intontito, ma piagnucola sempre di più: sembra aver proprio fame!
Me lo porto quindi in camera, m’infilo a letto, lo attacco al seno e… comincio a piangere. Non è dolore - quello è un brutto ricordo legato all’allattamento dei primi due mesi -, è immenso sollievo misto a gratitudine e amore.
Intanto si sveglia il papà: “Come mai piangeva?”. “Perché avevo bisogno di lui”.                 
Dicono siano le mamme, la notte, a svegliarsi a ogni minimo sussulto dei propri piccoli. Sarà che son dura d'orecchie o che son poco romantica, ma con me questo automatismo stenta a funzionare. Invece stanotte ho capito che è vero (anche) il contrario.

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